L'ultimo post di questo blog racconta,in modo molto sintetico,dell'inaccettabile sconfitta contro l'AC Condomini,datata 5 marzo 2009.Ormai due mesi fa.Cronologicamente non è nemmeno passato tanto,ma per un blog,che agli esordi registrava la media di almeno due post al giorno,si tratta prarticamente di un abbandono a se stesso. Per una serie di coincidenze oggi ho tempo,e qualcosa da dire,da raccontare,da condividere.
Fermandomi a pensare alcuni istanti mi sono accorto che,nella mie giornate affollate e piene di impegni mi manca qualcosa...un'emozione forse,uno sfogo,un'impegno,è difficile da descrivere,ma è qualcosa che mi ha accompagnato per quindici dei miei 22 anni su questo pianeta.
Tutto era indubbiamente diverso,si andava ancora a scuola e il tempo non era un utopia inarrivabile quanto oggi.
Sei anni e un fisico da costruire,da correggere ed educare nei movimenti,fu allora che lo conobbi per la prima volta. Mi portò mio nonno,se non ricordo male,io partecipai,ma non mi entusiasmò più di tanto anzi. Per i primi anni lo frequentai malvolentieri,quasi obbligato dai genitori,quindi,naturalmente,non dedicai il minimo impegno all'attività. Un obbligo...non sapevo che,sedici anni dopo,sarebbe diventato un fortissimo desiderio,momentaneamente irrealizzabile.
Crescendo e maturando esperienze sempre più positive iniziai ad affezionarmi a lui,perchè non rimase più solamente un gioco,ma divenne una passione sfrenata. Oramai l'avrete capito di chi sto parlando,comunque,per non rimanere nel vago e fugare gli ultimi dubbi sto parlando di lui... Calcio. Non sapevo di amarlo così tanto...no no...ma come accade spesso ci si accorge dell'importanza di ciò che si aveva solamente nel momento in cui non lo si ha più,soltanto dopo averlo perso. E' proprio quando ti rendi conto che non puoi assolutamente fare a meno di lui,o di lei,che farai di tutto per riconquistarlo,perchè il motivo per cui ci si è allontanati non vale nemmeno lontanamente la forza che vi lega. I motivi per cui sono così fortemente legato a questo magnifico sport (se vissuto nel modo corretto!) sono tanti e difficile da descrivere tramite un freddo schermo. Non fu un vero e proprio colpo di fulmine,tutt'altro.Iniziai ad apprezzarlo solo dopo, col tempo,e vivendo le giuste esperienze:una su tutte,un'isola felice,in cui tutto questo era un gioco da vivere nel corretto modo,in cui la persona aveva il suo enorme valore indipendentemente dalle qualità tecniche,risponde al nome di Polisportiva Limidi. Cinque (o sei,non ricordo bene :-P) anni indimenticabili. Mi verrebbe voglia di raccontare ogni esperienza vissuta con addosso questa maglia,dall'esordio,all'addio,ma non è il caso di dilungarmi in fatti,perchè non è questo il mio scopo. Sin da subito,a differenza delle altre squadre in cui militai,sentii addosso la fiducia e la voglia di farmi crescere e maturare.Imparai tanto,i compagni più vecchi mi aiutarono molto,e la fiducia di mister e società mi galvanizzarono:milgiorai davvero tanto,e nonostante l'abissale differenza di età che mi separava dai miei compagni,mi guadaganai spazio nell'undici titolare. Ma l'annata che forse più mi ha fatto affezionare a questo sport è la terza (o quarta) trascorsa a Limidi,quella in cui con mister Max Ronchetti assaporai soltanto,senza mai,purtroppo,toccare con mano cosa significhi sentirsi un vincente. Un'annata formidabile,nella quale terminammo a pochissimi punti dalla corazzata Real Panaro,in un secondo posto che,ancora oggi,grida vendetta. Per puro dovere di cronaca l'annata successiva mi vide quasi sempre assente causa infortunio,e due mister simpatici ma incapaci di ricreare cio che tanto mi divertì l'anno prima:lo spirito di gruppo in cui tutti danno tutto quel che possiedono dentro sacrificandosi anche per gli altri inseguendo un solo scopo,vincere. A distanza di qualche anno,e vivendo senza il calcio ho capito cosa renda questo sport così unico e speciale ai miei occhi:sono piccole cose,ma importanti. Innanzitutto il gruppo e la società: tu,ragazzo,ti senti parte di qualcosa,di un progetto,di un percorso che termina con un obiettivo.E,per raggiungere questo obiettivo,hai una sola via,dare tutto te stesso,nei due allenamenti infrasettimanali che vanno vissuti come lavoro in vista della prova da superare,la partita del sabato. Poi entrano in gioco fattori strettamente personali,come nel mio caso. Il giorno della partita inizi a sentirti un'adrenalina addosso che cancella ogni altro pensiero. Nel momento in cui il Mister enuncia la formazione titolare tu aspetti ansiosamente di sentire il tuo nome,e capisci che anche oggi hai avuto fiducia,è ora di ripagarla: se non sei un fenomeno l'unico modo per farlo è dare tutto te stesso,sin dal pre-partita. Per una prestazione accettabile un fattore fondamentale è la concentrazione. Fantastico il ricordo della tensione pre-partita in cui,io personalmente,da quando mi veniva assegnata la maglia numero tre smettevo di proferir parola alcuna,e da quel momento ero un essere a se stante che rifiutava ogni contatto umano,considerato lesivo per la mia concentrazione. Poi il riscaldamento,anch'esso silenzioso e colmo di pensieri. L'appello,durante il quale odiavo in modo esagerato chiunque mancasse di rispetto all'arbitro con risatine,paroline col compagno o facendosi i fatti suoi,per me era un rito,e come tale andava vissuto,in maniera sacra e rispettosa. Il discorso dell'allenatore,ascoltato soltanto con gli occhi,perchè il cervello da tempo aveva chiuso ogni porta con l'esterno. L'ingresso in campo,ogni volta guardando negli occhi avversario per avversario alla ricerca di quel numero 9 che per questi novanta minuti sarebbe stato il mio nemico,un'ora e mezzo in cui l'unico scopo era chiudergli ogni via,spezzare ogni sua trama e negargli ogni gioia. La disposizione in campo,l'abbraccio confidenziale con alcuni compagni,e la carica di adrenalina che sale a mille al momento del fischio d'inizio. L'ultimo rito arriva sin dopo il fischio d'inizio: era il primo intervento. Tantissime volte la buona riuscita del primo contrasto mi avrebbe fatto capire che sarei andato in contro ad un'ottima prestazione,in caso contrario difficilmente avrei dato vita ad una buona prestazione. Dopodichè vi è il match,vissuto col coltello fra i denti,e qui ogni partita fa storia a se.
Tanti ricordi,tanto divertimento e tanta passione,tutti racchiusi in una sola parola,che a molti non dice tanto: Calcio. Vissuto nel modo giusto,dunque senza esasperazioni di nessun tipo,è uno sport che sa darti grandissime emozioni. E' forse per questo che mi manca così tanto.
venerdì 1 maggio 2009
Nostalgia
Pubblicato da Staff Favelas alle 13:53
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2 commenti:
eh anche io ho avuto quei ricordi.. molto simili per non dire uguali..è proprio vero che tutto il calcio è paese.. per me ciò che ti fa amare il calcio è anche come lo si vive.. troppo frenetico e troppo pressante diventa quasi un peso(come nell'ultima mia stagione agonistica) però fino ai juniores era uno dei motivi per cui dici "cazzo ma allora la vita è bella"
Anch'io, nel mio piccolo, non posso che concordare con caddo e bots! Che nostalgia... Bello giocare per passione e insieme a un gruppo di amici... Proprio bello...
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